Cellulare sul posto di lavoro: la sentenza che fa discutere

Una recente sentenza sul caso di un uomo che si è ammalato di tumore al nervo acustico per l’uso abnorme del telefono cellulare sul posto di lavoro ha riacceso la questione sicurezza

La Corte di Cassazione aveva già stabilito che usare il cellulare sul posto di lavoro può causare il licenziamento del dipendente, questo perché il telefono, infatti, potrebbe essere una fonte di distrazione e può portare il lavoratore a perdere molto tempo e anche a commettere errori e negligenze. Ma se il lavoratore è costretto a usare il cellulare proprio per lavorare allora la questione cambia radicalmente.

Una sentenza storica per una malattia riconosciuta –

La Corte d’Appello di Torino, con una sentenza pubblicata lo scorso 2 novembre, ha dato ragione a un uomo costretto a usare per lavoro il telefono cellulare per oltre due ore e mezza al giorno e che, una volta andato in pensione, ha scopetto di avere un tumore all’orecchio.

Una malattia professionale

Viviamo nell’epoca cosiddetta 2.0, in cui la tecnologia è un punto di riferimento imprescindibile della nostra quotidianità, in qualunque ambito in cui si sviluppa la vita di ogni singolo individuo. La diffusione dilagante del telefono cellulare, in particolare, ha avuto dei risvolti interessanti anche in ambito giuridico.

La giurisprudenza recente è stata interessata dalla tematica peculiare che concerne proprio l’utilizzo del telefono da parte del dipendente durante l’attività lavorativa. E’ il caso, ad esempio, del tecnico specializzato dell’acciaieria Cogne di Aosta in pensione, che aveva chiamato in giudizio l’Inail per la matrice professionale del suo tumore al nervo acustico di cui ha scoperto di essere affetto. Per 13 anni ha dovuto usato il cellulare in media 2 ore e mezza al giorno per motivi di lavoro, nel periodo 1995/2008, e per questo ha chiesto all’’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro che gli venisse riconosciuta una rendita da malattia professionale. L’uomo, che a seguito del tumore ha riportato, secondo referti medici, sordità sinistra, paresi del nervo facciale, disturbo dell’equilibrio e sindrome depressiva, si era già rivolto al tribunale di Aosta che aveva riconosciuto il nesso causale tra l’utilizzo del cellulare e l’insorgenza del neurinoma del nervo acustico stabilendo per il lavoratore il pagamento di una rendita di circa 350 euro al mese, ma l’Inail aveva fatto ricorso in appello chiedendo una nuova consulenza.

Le onde elettromagnetiche possono provocare seri danni –

Una sentenza storica

La Corte d’Appello di Torino, a questo punto, ha nominato un nuovo consulente che ha stabilito che esiste un’elevata probabilità che fu il cellulare a causare il tumore anche in relazione all’esclusione dell’intervento di fattori causali alternativi”. In pratica “in assenza di possibili cause, vi è la presenza di un unico fattore di rischio costituito da un’esposizione prolungata a radiofrequenze”. La sentenza ha anche accertato che il tumore era insorto proprio nell’orecchio sinistro, l’unico utilizzato dal lavoratore, a causa della grave sordità pregressa all’orecchio destro, causata da un precedente infortunio sul lavoro. Una sentenza importante perché farà  ovviamente giurisprudenza per situazioni simili e che dovrà servire da stimolo per le aziende sulla opportunità di adottare idonee misure di sicurezza.

 

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